Mauro Martinuz crea contributi musicali per completare opere d'arte e valorizzarne i messaggi. Compone, organizza e incide musica per il teatro, la danza e i linguaggi del video.

Dal 2007, costruisce musica, installazioni e sound design per la compagnia teatrale Anagoor (Leone d'Argento, Biennale di Venezia 2018). Ha collaborato con il regista Aleksandr Sokurov nella sua unica pièce teatrale (Go.Go.Go, Teatro Olimpico, Vicenza 2016) e lavorato al servizio di coreografi e performer. Si occupa di colonne sonore, riprese del suono e missaggio per documentari (tra le ultime produzioni: Diga, di Emanuele Confortin, vincitore di due premi all'edizione 2021 di Trento Film Festival) e videoarte.

La sua musica è stata definita come una "musica per stereotipi" che lascia spazio al potere della suggestione. È una musica libera dalla ricerca di un linguaggio personale in cui ogni tecnica, materiale compositivo e atmosfera sono scelti per esprimere frammenti condivisi da una collettività. È una musica dell'accadimento che evita formalismi e si disegna nello spazio per dare vita a narrazioni germogliate dagli scheletri dell'esperienza umana.

Shuttle Service, King of Tuna e Cosmos 76 sono alcuni pseudonimi che impiega per gestire gli impulsi della sperimentazione: dall'elettronica più ritmata agli ambienti horror e sci-fi, quel che predilige è il gusto per l'estremo, la ricerca di evocazioni che possono scaturire dal preciso impiego di un timbro, di una tecnica o di impronte melodiche stereotipate.

Attraverso lo studio Bottega Sonora, si prende cura di musica e sound design per la comunicazione pubblicitaria. Assiste band e musicisti nelle vesti di produttore. È attivo nelle formazioni Teatro Satanico ed Eraclea.

Discografia

La musica incalza in ondate tremende, il battito del suono cresce con quello cardiaco: qualcosa sta per accadere, deve accadere (…) Sin dalle prime battute, lo spettacolo dipana così una performatività che eccede il formato filmico, irrobustita dalla liveness del dj set di Mauro Martinuz che puntella, carezza, sfregia i fotogrammi, concertandone un commento che resta sempre, potentemente, altro dall'immagine.

Una musica continua che sprofonda in inquietudine assoluzione meditazione tempesta, in un lungo crepuscolo dell'agire umano disegnato con meravigliosi colori purgatoriali.

Il mio tentativo resta comunque quello di tessere una partitura sonora ‘necessaria', non ‘utile' (a dettagliare una sceneggiatura, per esempio), o ‘bella'. Il suono e le musiche sono parte di quel complesso organismo che è l'opera, dove nessun elemento è a sè, ma brilla tanto più quanto più è in relazione con gli altri. Nasce con l'opera, in alcuni momenti trascende, ma è sempre e comunque il risultato di un lavoro collettivo.